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LA COLLINA di Grumello del Monte 


Una piacevole giornata dedicata alla presentazione dei vitigni che saranno seguiti dall’Azienda La Collina di Luigi Invernici che insieme al Conte Galeazzo Pecori Giraldi hanno presentato questa nuova collaborazione.

 Siamo stati invitati alla degustazione delle diverse etichette che Luigi Invernici ha voluto presentare nella tenuta del Conte a Grumello del Monte, proprio accanto ai vitigni che Luigi coltiva da sempre, in un anfiteatro naturale che il territorio ha regalato in una delle zone più importanti della Valcalepio.

L’ intento di questo evento era far conoscere i vigneti che Invernici dell’Azienda La Collina ritiene storici, sia come produzione ma soprattutto come qualità e territorio, vigneti fondamentali per produrre vini di qualità sinonimo dell’Azienda ubicati nel comune storico di Grumello del Monte, uno dei Comuni che hanno avuto la denominazione di Città del Vino.


Tutti i vigneti della tenuta del Conte verranno utilizzati per il taglio bordolese codificato come Merlot e Cabernet Sauvignon, terreni argillosi e calcarei, con un’ottima esposizione al sole ed una importante escursione termica.

Le vigne hanno dai 40 ai 50 anni e stiamo facendo - ci racconta Luigi Invernici - già ora dei lavori per salvaguardare le piante sane da quelle che purtroppo dovremo sostituire. Ristrutturazione dei vigneti e in un prossimo futuro il progetto di tornare a produrre un grande vino, che identifichi con orgoglio il nome della Valcalepio, un tempo riconosciuta per dare i natali ad un vino, La Rotonda, entrato nelle storiche vigne del Conte Pecori Giraldi, parte storica dei vigneti della Valcalepio.


La Tenuta del Conte che ha ospitato l’evento ha lontane origini, si parla della fine del '600  anche per la Cantina, e come dice Paolo Zadra l’enologo “abbiamo ripreso dal passato le vigne per produrre il futuro” 

Alla serata diversi giornalisti ma soprattutto ristoratori che hanno voglia di scommettere sui vini dell’Azienda La Collina, da sempre  un’importante realtà nel territorio della Valcalepio.  Nell’occasione la possibilità di assaggiare l’ottimo Metodo Classico “La Collina” un Brut ottenuto con uve di Chardonnay in purezza, e vini come il “Primula Gialla” IGT Moscato Giallo della Bergamasca, il “Biancospino” Chardonnay e Pinot Grigio piacevolmente fruttato ed elegante, il “Bruno Rosso” Merlot e Cabernet Sauvignon, e il fiore all’occhiello, la Riserva “Rossa Passione” Cabernet e Merlot affinato per oltre tre anni in botti di Barrique e Tonneau, e successivamente almeno un altro anno  in bottiglia.



A questo punto i nostri migliori auguri per una nuova scommessa con la vigna e il territorio, augurandoci che diventi un nuovo punto fermo della viticoltura bergamasca.

La Collina
Tel 035 4420812
Grumello del Monte (Bg)






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Con i vini del Belpaese serata speciale di fine agosto a Riva di Solto

Oltre cinquanta etichette di vini italiani si sono incontrate a Riva di Solto sul Lago d’Iseo. Patron della manifestazione il sommelier e giornalista Renato Rovetta
Una serata speciale, che è ormai diventato appuntamento fisso di fine agosto, è quello che l’istrione-sapiente Renato Rovetta, sommelier, giornalista e intrattenitore di livello apparecchia per un centinaio e più di appassionati del vino, certo, ma anche per generici bon vivant. Il ritrovo è stato il 26 agosto a Riva di Solto, in riva, manco a dirlo, del lago d’Iseo, dove Renato Rovetta ha illustrato il frutto benedetto del sapiente lavoro di produttori che hanno messo in assaggio più etichette di bianchi e rosati. Un vero e proprio excursus dell’Italia dei vini pregiati che gli interventi di Renato, come è ormai familiarmente chiamato da molti suoi estimatori, man mano andava illustrandone le caratteristiche, facendo con le sue parole diventare ottimi i vini già di per sé buoni. Insomma: serata imperdibile al punto che qualche ospite chiedeva “a quando la prossima”.
Renato Rovetta, avrebbe voluto dire: “domani”. Ma non è certo possibile, l’organizzazione di un tale evento richiede tempo e fatiche, oltreché intelligenza e organizzazione. Basti pensare che si erano dovuti allacciare contatti con cantine e produttori che hanno le vigne in fondo allo Stivale, o sulle isole. Spettacolare, per citarne uno solo (l’elenco dei produttori presenti con loro bottiglie è in coda all’articolo), la produzione che le Tenute Mannino di Plachi hanno presentato a Riva di Solto; dalla Sicilia, nel Catanese, l’Etna spumante metodo classico millesimato, che del vulcano più alto e attivo d’Europa ha preso forza e corpo.

Cinquanta etichette di vini con tante bollicine

Ma, rappresentati all’evento di Riva by Renato Rovetta i vini sono arrivati da un po’ tutte le regioni. Circa 50 le etichette presentate, dalle Bollicine di Franciacorta a quelle Siciliane, dal Metodo Classico al Metodo Martinotti, passando per il Lugana spumantizzato, i Chiaretti di Moniga del Garda e di Bardolino, e poi ColFondo rosé, i Bianchi e i Rosati siciliani, il Cerasuolo d’Abruzzo e il Franconia spumantizzato.
Se si eccettua la Lombardia, per ovvie ragioni, vista la location, tutte le altre regioni avevano una rappresentanza equa: dalle Alpi al Lilibeo, si sarebbe potuto dire.

A fine serata, la faccia soddisfatta di Renato Rovetta diceva del successo ottenuto dell’evento, pur affaticato da mille strette di mano e da mille commenti sui calici versati, sarebbe stato pronto a ricominciare: la forza del piacere di fare quel che si fa. Dunque, un’occasione importante che ha dato una panoramica esaustiva della produzione vinicola italiana di qualità. Ovviamente, ci si è dovuti portare un amico astemio o, ahilui, forzatamente tale, per riportarci a casa e per poter essere presente a un altro imperdibile evento di Renato Rovetta.
Per essere aggiornati suoi prossimi eventi è possibile consultare: Sommellierfriend.com, sito diretto da Renato Rovetta.
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Il Fiano di Avellino CampoRe di Terredora - Una verticale da brivido 

Ho sempre avuto preferenze per i vini bianchi, siano fermi o bollicine, ed ogni volta che provavo a raccontare di come mi avesse entusiasmato quel bianco con qualche anno in più di affinamento mi sentivo dire che “ quelli sono i sentori di una lenta caduta”. Bene non è così, vi presenterò i miei sorseggi, sicuramente non tutti ma i più avvincenti. L’occasione l’abbiamo avuta quando Paolo Mastroberardino ha presentato le eccellenze di Terredora l’azienda di Montefusco a Milano alla Terrazza di via Palestro, dove ha sottolineato quanto sia importante il legame con il territorio che i francesi chiamano terroir ma per Paolo Mastroberardino ha un valore più complesso dove interagisce soprattutto la filosofia del vignaiolo. 
Vini bianchi sul palcoscenico di Montefusco in Irpinia e sul palco c’è il Fiano di Avellino CampoRe, terreni argillosi di origine vulcanica, clima mediterraneo con grandi escursioni termiche e Lapio è la tenuta dove viene coltivato questo grande vino bianco, l’autoctono  di questa regione.

Ecco la annate di questa splendida verticale 2013 – 2011- 2010 – 2009 – 2008 – 2007

Il 2013 - Subito un bel naso di frutta matura poi mineralità e freschezza, aromi vegetali e salvia, sapido quasi salino, elegante con un finale lungo. Un vino importante.

Il 2011 - Naso evoluto, bouquet intenso, acacia fieno, note agrumate e di vaniglia, in bocca è morbido, fresco e di grande struttura.

Il 2010 - Al naso i frutti maturi arricchiscono la beva, il pompelmo e la pera emergono distinti, in bocca rimane un lieve sentore di miele e una piacevole nota di vaniglia, finale carico di sensazioni mediterranee

Il 2009 - 8 anni per un vino che ancora regala emozioni, il naso è quasi balsamico, frutti maturi e poi note petrolate, in bocca esplode la godibilità, è ricco di corpo, fresco ed elegante il finale è lungo con leggere note saline che lo impreziosiscono

Il 2008 - L’importanza di un vino ci viene data anche dal colore e questo Fiano è giallo dorato, con un naso pulito, complesso che ricorda idrocarburi, bucce di pompelmo lasciate nell’alcol, fieno. In bocca si esaltano le sensazioni nasali, spicca ancora la freschezza, la sapidità sulle labbra volge quasi al salino e ne impreziosisce il sorso con un finale lungo.


Il 2007 - E’ con rispetto che mi avvicino a questo vino, nel momento in cui stappo la bottiglia trovo il tappo in perfette condizioni, subito ci assale al naso il senso di pulizia e finezza, poi il colore giallo oro intenso, di nuovo al naso un leggero vanigliato poi agrumi e datteri, rimango piacevolmente sorpreso dai sentori intensi di miele poi albicocca. 



E’ il momento di berlo ed è allora che esplode in bocca, grande palato che riporta le note trovate al naso, anche un delicato rabarbaro, la vaniglia rilasciata da un legno di leggera tostatura. Il corpo è suadente e manda vampate africane grazie ai suoi 13 gradi,  nel finale lungo, una sensazione di caramello che si confonde con le mandorle. Lo definirei un vino Vulvanico, che da un senso di terroir ancora più intimo







www.terredora.com



Baglio del Cristo di Campobello con Carmelo Bonetta



Saranno i 40 gradi che al nord straniscono, sarà questo grillo che sto degustando, sta di fatto che mentre scrivo ho idea di essere in Sicilia. 
Mi viene facile ripensare a qualche settimana fa, quando con Luigi Salvo siamo stati a trovare Carmelo Bonetta a Baglio del Cristo di Campobello, e come mi suggerisce Angelo Bonetta, a Campobello di Licata che non è Licata.



Sorrido ripensando a quel viaggio tra Agrigento e la Valle dei Templi, fino ad arrivare da uno straordinario viticoltore e negli anni diventato un caro amico. 
Carmelo è così, espressione della sua terra, delle sue viti delle sue vendemmie, del territorio.
Una bella realtà di vini, soprattutto per i bianchi, in una verticale da pelle d’oca, ricordo ancora il Grillo Lalùci 2006 intenso, minerale, agrumato, dentro al vino c’è la vita, le parole a volte sono superflue devi solo chiudere gli occhi e lasciarti trasportare dalle sensazioni e dai profumi di un vino che è lo specchio dell’anima di Carmelo
Mentre scrivo ho bisogno di un sorso di questo Grillo in purezza che mi appassiona. Un sorso che facilita anche lo scritto nei ricordi e nelle sensazioni, come durante la degustazione in cantina quando abbiamo assaggiato tutti i bianchi e tutte le tipologie di rosso, ogni anno con l'affinamento migliorati nel bouquet con profumi e note più intensi.

Carmelo non è solo il vignaiolo che quando arrivi in cantina ti presenta la sua gamma di vini, Carmelo vuole che tu sia parte dell'azienda, che tu possa respirare i profumi dell'uva tra i filari, dove tocchi con mano la terra nera, vulcanica, che subito dopo diventa calcarea quasi quarzata per la durezza siccitosa. E poi il profumo dei mosti e dei vini; solo così potrai capire cosa vuole dal Grillo, dal Nero d'Avola Lu Patri, dal Syrah Lusirà, dal Laudàri, l'Adènzia, il CDC cioè il Cristo di Campobello Rosso un blend di Nero d'Avola, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah ma anche il CDC bianco con uve di razza come il Grillo, l'Insolia, Chardonnay e Catarratto e ancora con il CDC Rosato da uve di Nero d'Avola. Pensate soltanto alle etichette, alla cura nella scelta e il significato del velo Siciliano come creazione e segreto. Bellissimo !

L'immagine che più ho a cuore è quella di Domenico il fratello di Carmelo che qualche tempo fa purtroppo se n’è andato, è ritratto sui muri della sala di degustazione, in Cantina, e Carmelo continua a trasmettere il suo pensiero, il pensiero di una Famiglia vera, che lavora in vigna e in Cantina con determinazione per regalarci ad ogni sorso una piccola emozione

E’sempre difficile coinvolgervi in sensazioni provate e vissute, soprattutto durante la visita in una Cantina che trasmette entusiasmi e passioni come al Baglio del Cristo di Campobello, e pubblicate sulle pagine di una rivista, perchè la Sicilia è poesia nei paesaggi, nel mare, tra la gente, in mezzo alle vigne e nel vino.

CHIARETTO DI BARDOLINO: NASCE UNA NUOVA DOC

Chiaretto di Bardolino diventa una denominazione autonoma 
A sua volta, Bardolino riconosce ufficialmente le tre sottozone storiche

Il Chiaretto si separa dal Bardolino e diventa una doc autonoma. Il Bardolino, a sua volta, torna alle proprie origini ottocentesche e valorizza le tre sottozone storiche: La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna. Lo ha deciso l’assemblea dei produttori bardolinesi, su proposta del presidente del consorzio di tutela, Franco Cristoforetti. 
“Con la nascita della doc autonoma del Chiaretto di Bardolino e il riconoscimento delle tre sottozone del Bardolino – spiega Cristoforetti - trova completamento il piano strategico tracciato dal giornalista Angelo Peretti e approvato dal consiglio di amministrazione del consorzio di tutela nell’estate del 2008. Fu allora che iniziò la scissione del percorso identitario del Chiaretto e del Bardolino, consentendo da un lato al nostro rosé di diventare leader produttivo assoluto tra i vini rosati italiani e dall’altro di mettere in luce la territorialità del Bardolino, facendolo approdare per la prima volta ai gradini più alti delle guide di settore”. 

Con la Rosé Revolution del 2014 il Chiaretto ha compiuto una netta scelta stilistica, accentuando il proprio carattere di rosé chiaro, secco e agrumato e assume ora piena indipendenza con una doc a sé stante. Il Bardolino accentua invece la propria connotazione territoriale, mettendo a frutto i risultati della zonazione del 2005 e del progetto Bardolino Village che ha visto una quindicina di produttori impegnati dal 2015. 
“Torniamo così – conclude Cristoforetti – per i nostri rossi di punta a quelle tre sottozone che erano già state dettagliatamente descritte da Giovanni Battista Perez alla fine dell’Ottocento, quando i vini migliori della zona erano esportati in Svizzera per essere serviti insieme con i Borgogna e i Beaujolais”. 
Le tre sottozone del Bardolino doc saranno: La Rocca (relativa ai comuni del territorio dell’antico Distretto di Bardolino), Bardolino Montebaldo (inerente il tratto pedemontano dell’ex Distretto di Montebaldo) e Bardolino Sommacampagna (ossia l’area delle colline meridionali più a sud). Esordiranno insieme al Chiaretto di Bardolino doc con la vendemmia 2018. La nascita della nuova doc del rosé e le modifiche alla doc del Bardolino apporteranno varie modifiche all’assetto produttivo. Il Chiaretto di Bardolino e il Bardolino “base”, che continuerà comunque ad essere prodotto, avranno rese massime di 120 quintali di uva per ettaro, contro gli attuali 130, mentre per le tre sottozone del Bardolino si scende a 100 quintali massimi per ettaro. I vini delle tre sottozone usciranno sul mercato non prima di settembre dell’anno successivo alla vendemmia. I disciplinari prevedono inoltre che si utilizzino solo uve “fresche”, vietando quindi surmaturazioni o appassimenti. Per tutti i vini delle doc Bardolino e Chiaretto di Bardolino, la quantità ammessa di uva corvina veronese sale al 95% dall’attuale 80%.
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Consorzio di tutela Bardolino doc 

Il Bardolino è stato tra i primi vini in Italia a ottenere la doc, nel 1968, ma già nella seconda metà dell’Ottocento si imbottigliavano vini con la dicitura “Bardolino”. Il Chiaretto è storicamente la versione rosata del Bardolino. Il Consorzio di tutela, fondato nel 1969, rappresenta attualmente circa il 92% della filiera produttiva totale del Bardolino e del Chiaretto. Vi sono iscritti circa 1200 produttori di uva, 900 viticoltori, 120 vinificatori e 100 imbottigliatori. 
Attualmente i vigneti iscritti all’albo insistono su una superficie di circa 2.700 ettari. La produzione totale annua è di circa 17 milioni di bottiglie di Bardolino e 9 milioni di bottiglie di Chiaretto. La quota export è pari al 65%. I mercati esteri più importanti sono Germania, Scandinavia e Paesi Bassi, seguiti, in Europa, da Francia e Regno Unito. Interessanti prospettive si stanno riscontrando negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone.
i Vini Bianchi longevi e buoni



Siamo alle solite, quando si parla di vini bianchi c’è sempre qualcuno che se ne esce con la storia che il bianco va bevuto giovane, meglio dell’ultima vendemmia, e poi fa venire il mal di testa; stereotipi vecchi, baggianate senza senso.
Ho sempre avuto preferenze per i vini bianchi, che siano fermi o bollicine, ogni volta che provavo a raccontare di come mi avesse entusiasmato quel bianco con qualche anno in più di affinamento mi sentivo dire che probabilmente aveva cominciato la sua lenta caduta. Bene non è così, e lo farò presentandovi i miei sorseggi, sicuramente non tutti ma i più avvincenti, parleremo di diverse tipologie di vino, dagli Alto Atesini ai Reasling della Val Venosta, con un’escursione nelle terre dei Colli Euganei sino ai bianchi Siciliani passando dalla vulcanica Campania 

Una compilation di degustazioni per presentarvi il meglio dei vini bianchi di annate da sogno Siamo in Alto Adige i vigneti sono di Terlano quasi a 900 metri di quota, terreni vulcanici detti “porfidi quarziferi” che mettono in risalto il colore rosso della terra, in questo contesto troviamo vini longevi con note quasi salate, grandi escursioni termiche regalano un grado zuccherino importante e una grande freschezza. E proprio in occasione di una verticale di Pinot Bianco della Cantina di Terlano abbiamo avuto l’occasione di assaggiare bianchi longevi dal 1956



Iniziando con il 2011 pulito, minerale, grande freschezza, elegante al naso e in bocca con un bel finale 

Il 2010 elegante, fine, profumi di miele d’acacia, annata tipica per un vino longevo

E poi giù fino al 2005 vino evoluto, profumi di sambuca finale importante, per arrivare al 2002 una grande annata in Alto Adige mentre in tutto il resto d’Italia non c’è stata una buona vendemmia, troviamo una grande maturità nel vino, sensazioni saline e vino di grande struttura.

Cambiando secolo già nel 1997 incontriamo il Pinot Bianco con profumi che ricordano la polvere da sparo, quasi fosse un riesling, bella struttura con finale importante poi il 1987 naso e bocca importante, frutta gialla matura e poi menta, salvia, gradevole sensazione salina e minerale. 

Entriamo nell’olimpo con il 1979 il vino è rimasto per 10 anni sulle fecce fini, è fresco, profumi agrumati, finale e annata importante

Siamo al 1966 annata storica, alcol evoluto profumi ancora importanti, si distingue per l’acidità che regala freschezza e ricorda lo stile di vecchi champagne

Ma il pezzo forte arriva con il 1956, annata complessa al naso ancora agrumi e acacia, poi cremoso e sapido, quasi salato, gran finale di frutta candita. 

Caspita, i vini bianchi sono proprio longevi !

Ci spostiamo di qualche km siamo sempre in Alto Adige dove rimane simile la composizione geologica del territorio, ancora roccia vulcanica oltre alla marna sabbiosa, ma cambia il vitigno questo è un Riesling che viene coltivato su terreni scoscesi approfittando di un clima ideale per la maturazione fenolica, ha una grande resistenza al freddo dove le temperature possono arrivare ai -20. 

Una verticale che ha visto annate di Riesling dal 2012 al 2004

Il 2012 di Marinushof – Castelbello – Ciardes, piacevoli note mielate e sentori tropicali, bella freschezza che tiene alta la struttura

Il 2011 di Befehlhof – Vezzano, intensi i profumi, vino complesso note minerali, finale lungo

Il 2010 di Rebhof – Castelbello – Ciardes, bel naso che ricorda la frutta matura, pulito in bocca, piacevolmente sapido

Il 2005 di Weingut & Hofbrennerei Unterortl – Juval, questo è il Riesling che cerchiamo, note petrolate, alta mineralità, straordinario finale

Il 2004 di Weingut Falkenstain – Naturno, legno grande per 10 mesi regala note di miele, ancora le nuance di canditi, e ancora la mineralità, in bocca è morbido, finale lungo.

Mica abbiamo finito, scendiamo e troviamo ancora terreni vulcanici; siamo nei Colli Euganei ospiti del Consorzio per la manifestazione "Vulcanei" che presenta una verticale di diverse tipologie di vino, 

Come un Tokai 2008 profumi ancora presenti di tiglio e pesca, vino che lentamente si apre e torna a farsi apprezzare con una gradevole acidità che lo sorregge, aiutato da un legno non intrigante.

Poi un Moscato Giallo 2007 al naso le nuance di quella aromaticità tipica del vitigno, intenso, fresco e leggermente sapido, addirittura la possibilità di rimanere in cantina ancora qualche anno

Vini bianchi sul palcoscenico di un teatro affollato, ma adesso arriva il pezzo forte, sul palco c’è il Fiano di Avellino di Terredora, siamo in Irpinia, terreni argillosi di origine vulcanica, clima mediterraneo e grandi escursioni termiche e Lapio è la collina che interessa la produzione di Fiano Campore l’autoctono di questa regione.

Verticale con annate dal 2013 – 2011- 2010 – 2009 – 2008 – 2007

Il 2013, subito un bel naso di frutta matura poi mineralità e freschezza, aromi vegetali e salvia, sapido quasi salino, elegante con un finale lungo. Un vino importante.

Il 2011, naso evoluto, bouquet intenso, acacia fieno, note agrumate e di vaniglia, in bocca è morbido, fresco e di grande struttura.

Il 2010, Al naso i frutti maturi arricchiscono la beva, il pompelmo e la pera emergono distinti, in bocca rimane un lieve sentore di miele e una piacevole nota di vaniglia, finale carico di sensazioni mediterranee

Il 2009, 8 anni per un vino che ancora regala emozioni, il naso è quasi balsamico, frutti maturi e poi note petrolate, in bocca esplode la godibilità, è ricco di corpo, fresco ed elegante il finale è lungo con leggere note saline che lo impreziosiscono

Il 2008, l’importanza di un vino ci viene data anche dal colore e questo Fiano è giallo dorato, con un naso pulito, complesso che ricorda idrocarburi, bucce di pompelmo lasciate nell’alcol, fieno. In bocca si esaltano le sensazioni nasali, abbastanza alta l’acidità, la sapidità sulle labbra volge quasi al salino e ne impreziosisce il sorso con un finale lungo.

Il 2007, E’ con rispetto che mi avvicino a questo vino, nel momento in cui stappo la bottiglia trovo il tappo in perfette condizioni, subito ci assale al naso il senso di pulizia e finezza, poi il colore giallo oro intenso, di nuovo al naso un leggero vanigliato poi agrumi e datteri, rimango piacevolmente sorpreso dai sentori intensi di miele poi albicocca. E’ il momento di berlo ed è allora che esplode in bocca, grande palato che riporta le note trovate al naso, anche un delicato rabarbaro, la vaniglia rilasciata da un legno di leggera tostatura. Il corpo è suadente e manda vampate africane legare ai 13 gradi di alcol, nel finale lungo una sensazione di caramello che si confonde con le mandorle. Lo definirei un vino Vulvanico, che da un senso di terroir ancora più intimo.

Per finire scendo in Sicilia, una bella realtà di vini, soprattutto i bianchi, e con Carmelo Bonetta del Baglio del Cristo di Campobello a Campobello di Licata, sono in una verticale da pelle d’oca, ricordo ancora il Grillo Lalùci 2009 intenso, minerale, agrumato, dentro al vino c’è la vita, le parole a volte sono superflue devi solo chiudere gli occhi e lasciarti trasportare dalle sensazioni e dai profumi di un vino che è lo specchio dell’anima di Carmelo

Dimenticavo, i Vini Bianchi sono importanti e spesso, se tenuti con garbo sono longevi !

Renato Rovetta


In Sicilia per incontrare e raccontare una storia di bollicine


Eravamo presenti anche noi di Sommelierfriend alla terza edizione di Sicilia in Bolle, classico avvenimento annuale dedicato alla spumantizzazione dei vitigni siciliani, in una location prestigiosa come il Madison Trattenimenti a Realmonte con una vista impareggiabile sulla Scala dei Turchi.


L’organizzazione dell’evento è stato  curato dalla delegazione AIS di Agrigento, da Francesco Baldacchino e da Gaia Castelli social media manager della stessa delegazione con il patrocinio della Presidenza AIS Sicilia, ed ha visto oltre alla presenza di tutti i delegati siciliani, anche la partecipazione del Presidente Nazionale Antonello Maietta di produttori ed enologi. Anche Sommelierfriend dicevamo, nella figura di Renato Rovetta ha partecipato al Convegno “Storia e futuro dello spumante in Sicilia” dove ha sottolineato le prerogative di qualità e finezza ritrovate negli spumanti Metodo Classico e in alcuni casi anche nel metodo Martinotti. E’ stata interessante anche la presentazione del territorio Franciacorta e Garda, sempre con l’occhio rivolto al Metodo Classico; ne è uscito che sono i territori  Siciliano e Lombardo a dare un’impronta e una caratteristica alla bollicina, oltre naturalmente al vitigno.
A proposito di vitigni, ho trovato oltre al Grillo il Nerello Mascalese  che spumantizzato a regola d’arte, regala nuance eleganti e fini quasi a ricordare il Blanc de Noire di un Pinot Nero.


Subito dopo il convegno si sono aperti i banchi d’assaggio, devo essere sincero ho trovato molto interesse da parte di tutta la platea di sommelier nel degustare le Aziende di Franciacorta presenti come La Montina, Arcari+Danesi ed il loro Solouva, Villa Crespia, Chiara Ziliani e La Fioca, oltre alle Cantine come Le Preseglie, Poggio delle Grazie e Ancilla Lugana La Ghidina.
Davvero soddisfatto come dicevo, anche nel degustare le produzioni siciliane, una cinquantina le Aziende presenti alcune con i loro Metodo Classico altre con metodo Martinotti;  e posso affermare che anche in questo bellissimo angolo d’Italia si è arrivati ad una espressione molto alta del bere bollicine. Accompagnato tra i banchi d’assaggio in un’atmosfera di professionalità e amicizia da Luigi Salvo delegato Ais della provincia di Palermo insieme ai suoi sommelier Marcello, Livia, Angela, e Alessandro Carrubba delegato Ais di Siracusa con la quale abbiamo assaggiato la totalità delle aziende presenti e di cui ne scriveremo.
Grazie quindi a tutti gli amici siciliani, come sempre maestri nell’accoglienza e nell’ospitalità  che hanno reso questo incontro con le bollicine ancora più frizzante, facendomi sentire un po’ siciliano e del tutto a casa mia.





Fiumi di Champagne - Ais Pavia

Splendida serata quella trascorsa a Pavia con la Delegazione Ais e con Elisa Cremonesi che ha organizzato l'evento "Un fiume di Champagne"

Otto le Maison presenti da Veuve J. Lunaud a Piper-Heidsieck, Laurent-Perrier, Philipponnat, Gosset, Perrier-Jouët, Collet e Boizel. A far da contorno alla serata fulmini e saette, visto l'indomabile temporale che ha creato non pochi problemi sia per la conferenza tenuta da Guido Invernizzi, sia ai ragazzi di sala che hanno dovuto apparecchiare più di una volta la tavola per la cena a fine degustazione. Ma torniamo alla conferenza, e all'intervento di Guido Invernizzi che ha sottolineato quanto sia importante per i produttori francesi mettere in evidenza il loro Terroir, di quando nelle zone della Champagne più di quaranta milioni di anni fa c'erano spiagge e mare, ed oggi i fossili di conchiglia ne sono testimoni in particolare gasteropodi, ecco da dove viene la spiccata mineralità che troviamo in alcune bollicine. L'istrionico Guido ha poi ricordato del perchè alcune Maison portano nomi tedeschi, come Tattinger, Krug, Deutz, Roederer, Bollinger, Mumm non dimenticando di dire che per alcuni proprietari francesi il business veniva così poco considerato che preferivano incaricare dipendenti di origine tedesca zelanti e affidabili, un pò come la Merkel di oggi, bravi al punto che interpretarono il mercato delle bollicine da carpirne tutti i segreti, diventando prima soci e poi proprietari; anche se Josef Krug lavorando da Jacquesson sposò la cognata di Adolphe e fondò la prima maison nel 1843. 


Seguire Guido Invernizzi mentre ti porta in Francia ma ancora di più, in Champagne risulta sempre interessante anche quando ti ricorda i vitigni principali per fare champagne, Chardonnay, Pinot Nero ed il Pinot Meunier, quest'ultimo tra poco non sarà più chiamato Pinot ma solamente Meunier, ricordando che Pinot deriva dalla forma di una piccola pigna così com'è il grappolo, e meunier perchè le foglie ed i chicchi d'uva sono ricoperti da uno strato biancastro che ricorda la farina dei mugnai; non dimenticando che i produttori in Champagne possono anche aggiungere una piccola percentuale di sei differenti vitigni della zona

Insomma grande interpretazione del territorio e dei produttori; e poi le degustazioni, naturalmente tutti i vini di qualità, anche se alcune bolle mi hanno dato sensazioni più di altre come la Maison Boizel, Pinot Nero in purezza, grande corpo, freschezza e mineralità.


Il Royals Réserve di Philipponnat, interprete di equilibrio tra freschezza e mineralità. 






Veuve J. Lunaud, Chardonnay 100% eleganza, qualità e finezza

Discreta come sempre, Elisa Cremonesi ha saputo creare una serata all'insegna della professionalità con tutto il gruppo Ais di Pavia, un bel gruppo giovane e dinamico. Queste sono le serate che ci auguriamo di ritrovare nei prossimi incontri con il vino, e come sempre ... In Alto i Calici !





Al Castello di Grumello Valcalepio En Primeur

Si è conclusa con riflessioni positive la terza edizione di Valcalepio En Primeur, in una location importante come il Castello di Grumello, e Ian D'Agata conoscitore sia dei vini presentati che di territori bergamaschi. Proprio Ian ha messo in evidenza quanto sia importante per i produttori l'impegno per la produzione di buoni vini, si tratti di Merlot e Cabernet in percentuali diverse, è sicuramente il territorio che li contraddistingue da altri tagli bordolesi.

Con piacevole orgoglio ho sentito parlare Ian di Vitigni Autoctoni su cui lavorare come il Merera ed il Franconia, uve che da noi hanno segnato la storia della viticoltura negli anni '50 e '60 e che alcuni produttori hanno da qualche anno ripreso a coltivare. Con una piccola nota polemica aggiungo che se trent'anni fa in molti avessero fatto la scelta di tornare a produrre vini autoctoni, oggi avremmo la possibilità di confrontarci su larga scala non soltanto con Merlot e Cabernet. La descrizione del territorio fornita da Ian D'Agata è stata fatta con meticolosa precisione, ricordando anche le varie sfumature di vini passiti che nella Valcalepio eccellono. 

Passando poi nelle cantine del Castello, abbiamo incontrato le 12 Aziende che presentavano l'En Primeur e posso dire di un bel passo avanti fatto da ogni azienda negli ultimi anni, anche se rimane a memoria il vino degustato dell'Azienda Magri, poi Pecis, La Collina, Tenuta Le Mojole, La Rocchetta e Tosca.

Al piano superiore anche la possibilità di degustare altre tipologie di vini prodotti delle aziende, dai bianchi alle bollicine, e devo sottolineare quanto sia migliorate la qualità e l'eleganza. Per l'anno prossimo l'augurio di trovare altri produttori che seguano il consiglio di Ian D'Agata e un pò anche il mio, cominciare a produrre Franconia e Merera.

Italia in Rosa Decennale
Il Programma



VENERDÌ 2 GIUGNO

ore 16.45 Inaugurazione decima edizione

ore 17.00 Apertura al pubblico di ITALIA IN ROSA

ore 17.00-19.30.00 Degustazioni tecniche per operatori e giornalisti

ore 20.00 Degustazione guidata “GROPPELLO VS NEGROAMARO” condotta dal Sommelier AIS Lombardia Guido Invernizzi e Jlenia Giganti Associazione deGusto Salento

ore 22.00 Termine accesso al pubblico

ore 23.00 Chiusura manifestazione


SABATO 3 GIUGNO

ore 10.00 Convegno tecnico dedicato ad addetti del settore e giornalisti presso Villa Galnica sede del Consorzio Valtènesi Puegnago del Garda

ore 17.00 Apertura al pubblico di ITALIA IN ROSA

ore 17.00-18.00 Degustazioni tecniche per operatori e giornalisti

ore 18.15 Degustazione guidata “I ROSATI DI DEGUSTO SALENTO” condotta da Jlenia Gigante

ore 18.30 Premiazione prima edizione "Concorso ITALIA IN ROSA Packaging"

ore 19.30 Degustazione guidata “CRUASÉ DOCG DELL'OLTREPÒ PAVESE” condotta da Matteo Battisti vice delegato lombardo ONAV

ore 20.30 Degustazione guidata "ROSÉ E ROSATI: LO STILE IN ROSA DELLE DONNE DEL VINO" condotta da Loretta Zammarchi sommelier e Donna del Vino

ore 22.00 Termine accesso al pubblico

ore 23.00 Chiusura manifestazione


DOMENICA 4 GIUGNO

ore 17.00 Apertura al pubblico di ITALIA IN ROSA

ore 17.30 Degustazione guidata “I CHIARETTI FINALISTI DEL TROFEO MOLMENTI” condotta da Fabio Finazzi delegato lombardo ONAV

ore 19.00 Degustazione guidata “I ROSATI DI TOSCANA” condotta da Matteo Battisti vice delegato lombardo ONAV

ore 22.00 Termine accesso al pubblico

ore 23.00 Chiusura manifestazione

Tutti i giorni della manifestazione dalle 17.00 alle 22.30 saranno serviti presso l’area food piatti tipici e spuntini in abbinamento ai vini.



Le degustazioni guidate sono gratuite per i visitatori di ITALIA IN ROSA con prenotazione obbligatoria scrivendo a info@italiainrosa.it o telefonando al numero 370 1108423







ITALIA IN ROSA AL TRAGUARDO DEL DECENNALE


Dal 2 al 4 giugno al Castello di Moniga del Garda - Brescia la decima edizione della vetrina dei Rosé su iniziativa del Comune di Moniga e del Consorzio Valtènesi

Italia in Rosa torna con una decima edizione in grande stile, dal 2 al 4 giugno 2017 a Moniga del Garda - Brescia. Ad ospitare la vetrina dei vini rosati sarà come sempre il castello trecentesco affacciato sul lago, dove la manifestazione è nata e si è consolidata negli anni, diventando l'evento di riferimento nazionale per questa tipologia.

Oltre 100 le cantine provenienti dalle principali aree di produzione italiane che proporranno in degustazione i loro vini sui terrazzamenti dei giardini, dai quali si può godere di una vista mozzafiato sul lago, in un percorso organizzato per area geografica per dare modo al visitatore di compiere un viaggio completo nell’enologia italiana in rosa. Saranno inoltre presenti, in qualità di ospiti, alcuni Rosè della Provenza. Grande protagonista promette di essere anche quest'anno il vino padrone di casa, il Chiaretto della Valtènesi, che giocherà un ruolo di primo piano con la presenza di tutte le principali cantine del territorio. 


Con Italia in Rosa il 2 giugno inizia “la settimana dei rosé” che si concluderà a Lecce dal 9 all'11 giugno con Roséxpo. Le due manifestazioni sono infatti legate a doppio filo: tutte le aziende dell’associazione deGusto Salento (19 cantine) parteciperanno a Italia in Rosa e saranno loro dedicate due degustazioni guidate, mentre le cantine del Consorzio Valtènesi parteciperanno a Rosèxpo con una masterclass dedicata ai rosé del Garda. 
Tra le novità di questa edizione, un concorso realizzato in collaborazione con Sanfaustino Label per l’etichetta più accattivante, con la partecipazione di una giuria di esperti nazionali. Si terrà inoltre la Regata storica del Garda che sarà dedicata proprio all’evento.

Nell’ambito della rassegna verrà lanciata un’importante iniziativa istituzionale in memoria di Sante Bonomo, figura di riferimento del mondo del vino gardesano recentemente scomparso all’età di 62 anni. Presidente del Consorzio Valtènesi per due mandati, Bonomo ha seguito in prima persona la nascita di Italia in Rosa, dando un contributo decisivo allo sviluppo della manifestazione. A lui sarà dedicato il concorso per gli studenti delle Scuole Alberghiere della provincia di Brescia “Il Chiaretto nel piatto”, fortemente voluto da Luigi Alberti presidente del Comitato Organizzativo di Italia in Rosa.

Info ed aggiornamenti sul sito www.italiainrosa.it




Info in breve | Italia in Rosa 2017 

Data: 2-3-4 giugno 2017

Orari di apertura: ore 17-23

Luogo: Castello di Moniga del Garda - Brescia

Ingresso: € 10,00 Sconto del 50% per soci ONAV – AIS – FISAR e 
Donne del Vino + cauzione di 3,00€ per bicchiere da degustazione.

Parcheggio: Gratuito in prossimità del Castello 

Cani: Ammessi al guinzaglio



Castello degli Angeli - Il Prescelto 2012 Mourvedre

Elegante e con personalità ecco contraddistinta la serata dedicata al Prescelto, il monovitigno vinificato in purezza che rappresenta la massima espressione dell’Azienda Castello degli Angeli, sulle colline in provincia di Bergamo.

Dal 1999 ad oggi una giuria di esperti e appassionati è chiamata a decidere quale vino sarà fiore all’occhiello dell’azienda per l’intero anno, in una serata la cui location all’interno di un castello medievale, conserva il fascino della storia e dal 1996 è dimora dell’Azienda Agricola Castello degli Angeli che in pochi anni ha ottenuto grandi risultati, oggi, grazie anche a Fabio Bigolin e Vanessa Verdoni gli enologi, che con passione portano avanti il pensiero di Rainer Zierock e come scriveva Attilio Scienza - “ Rainer aveva una visione olistica del fare vino mediante uno schema che richiamava oltre gli elementi del Terroir, come il clima il suolo ed il vitigno, soprattutto l’uomo, depositario di cultura e tradizione, senza i quali fare vino sarebbe soltanto un’attività economica senza spirito delle origini”.

La serata dedicata al Prescelto ha visto la partecipazione di giornalisti e wine lovers che hanno sottolineato la piacevolezza di tutti e quattro i vini presentati in un “Blind Tasting” che ha visto in competizione Cabernet Sauvignon, Merlot, il Mourvedre ed il Petit Verdot. Ogni uvaggio viene affinato 4 anni, le quattro tipologie sono infatti coltivate nei quasi due ettari di produzione dell’Azienda, tra i Colli di Santo Stefano e i Colli degli Angeli, e per tutte le tipologie voglio sottolineare la qualità in vigna e in cantina.
La serata si è aperta con la degustazione dell’Estereta 2014, un bianco complesso, piacevole alla beva, dotato di freschezza e di un bel finale, due le uve scelte per ottenere questo vino, Viogner 50% e 50% Chardonnay. 
Accompagnati dal menù dello Chef Michele Lasco del Ristorante Barbariccia ricavato all’interno delle vecchie scuderie del Castello, siamo stati catturati per la gola con un Risotto al Dildarra – lo Chardonnay Dildarra dei Gobbi - con Spuma di Formagella, il Fondente di Manzo e Purea di Sedano Rapa e il Dolce degli Angeli; durante la cena la degustazione e la votazione per il Prescelto che ha visto la proclamazione del Mourvedre, un vino che affascina. Al naso delicatamente la mora, poi le note calde, elegante al gusto con leggere nuance speziate, intenso ed un finale lungo, a ricordo di una serata elegante e magica.

Mauro Taiariol Patron di Castello degli Angeli, sarà sicuramente appagato da questa scelta, visto il suo amore per il Mourvedre che tra i Colli degli Angeli trova un Terroir ideale. Ora il vino ottenuto da questo vitigno molto conosciuto in Provenza, riposerà per altri 24 mesi in bottiglia affinandosi con garbo e noi vi invitiamo alla scoperta di una Cantina capace di proporre vini esclusivi ed eleganti da degustare.