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Con i vini del Belpaese serata speciale di fine agosto a Riva di Solto

Oltre cinquanta etichette di vini italiani si sono incontrate a Riva di Solto sul Lago d’Iseo. Patron della manifestazione il sommelier e giornalista Renato Rovetta
Una serata speciale, che è ormai diventato appuntamento fisso di fine agosto, è quello che l’istrione-sapiente Renato Rovetta, sommelier, giornalista e intrattenitore di livello apparecchia per un centinaio e più di appassionati del vino, certo, ma anche per generici bon vivant. Il ritrovo è stato il 26 agosto a Riva di Solto, in riva, manco a dirlo, del lago d’Iseo, dove Renato Rovetta ha illustrato il frutto benedetto del sapiente lavoro di produttori che hanno messo in assaggio più etichette di bianchi e rosati. Un vero e proprio excursus dell’Italia dei vini pregiati che gli interventi di Renato, come è ormai familiarmente chiamato da molti suoi estimatori, man mano andava illustrandone le caratteristiche, facendo con le sue parole diventare ottimi i vini già di per sé buoni. Insomma: serata imperdibile al punto che qualche ospite chiedeva “a quando la prossima”.
Renato Rovetta, avrebbe voluto dire: “domani”. Ma non è certo possibile, l’organizzazione di un tale evento richiede tempo e fatiche, oltreché intelligenza e organizzazione. Basti pensare che si erano dovuti allacciare contatti con cantine e produttori che hanno le vigne in fondo allo Stivale, o sulle isole. Spettacolare, per citarne uno solo (l’elenco dei produttori presenti con loro bottiglie è in coda all’articolo), la produzione che le Tenute Mannino di Plachi hanno presentato a Riva di Solto; dalla Sicilia, nel Catanese, l’Etna spumante metodo classico millesimato, che del vulcano più alto e attivo d’Europa ha preso forza e corpo.

Cinquanta etichette di vini con tante bollicine

Ma, rappresentati all’evento di Riva by Renato Rovetta i vini sono arrivati da un po’ tutte le regioni. Circa 50 le etichette presentate, dalle Bollicine di Franciacorta a quelle Siciliane, dal Metodo Classico al Metodo Martinotti, passando per il Lugana spumantizzato, i Chiaretti di Moniga del Garda e di Bardolino, e poi ColFondo rosé, i Bianchi e i Rosati siciliani, il Cerasuolo d’Abruzzo e il Franconia spumantizzato.
Se si eccettua la Lombardia, per ovvie ragioni, vista la location, tutte le altre regioni avevano una rappresentanza equa: dalle Alpi al Lilibeo, si sarebbe potuto dire.

A fine serata, la faccia soddisfatta di Renato Rovetta diceva del successo ottenuto dell’evento, pur affaticato da mille strette di mano e da mille commenti sui calici versati, sarebbe stato pronto a ricominciare: la forza del piacere di fare quel che si fa. Dunque, un’occasione importante che ha dato una panoramica esaustiva della produzione vinicola italiana di qualità. Ovviamente, ci si è dovuti portare un amico astemio o, ahilui, forzatamente tale, per riportarci a casa e per poter essere presente a un altro imperdibile evento di Renato Rovetta.
Per essere aggiornati suoi prossimi eventi è possibile consultare: Sommellierfriend.com, sito diretto da Renato Rovetta.
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Il Fiano di Avellino CampoRe di Terredora - Una verticale da brivido 

Ho sempre avuto preferenze per i vini bianchi, siano fermi o bollicine, ed ogni volta che provavo a raccontare di come mi avesse entusiasmato quel bianco con qualche anno in più di affinamento mi sentivo dire che “ quelli sono i sentori di una lenta caduta”. Bene non è così, vi presenterò i miei sorseggi, sicuramente non tutti ma i più avvincenti. L’occasione l’abbiamo avuta quando Paolo Mastroberardino ha presentato le eccellenze di Terredora l’azienda di Montefusco a Milano alla Terrazza di via Palestro, dove ha sottolineato quanto sia importante il legame con il territorio che i francesi chiamano terroir ma per Paolo Mastroberardino ha un valore più complesso dove interagisce soprattutto la filosofia del vignaiolo. 
Vini bianchi sul palcoscenico di Montefusco in Irpinia e sul palco c’è il Fiano di Avellino CampoRe, terreni argillosi di origine vulcanica, clima mediterraneo con grandi escursioni termiche e Lapio è la tenuta dove viene coltivato questo grande vino bianco, l’autoctono  di questa regione.

Ecco la annate di questa splendida verticale 2013 – 2011- 2010 – 2009 – 2008 – 2007

Il 2013 - Subito un bel naso di frutta matura poi mineralità e freschezza, aromi vegetali e salvia, sapido quasi salino, elegante con un finale lungo. Un vino importante.

Il 2011 - Naso evoluto, bouquet intenso, acacia fieno, note agrumate e di vaniglia, in bocca è morbido, fresco e di grande struttura.

Il 2010 - Al naso i frutti maturi arricchiscono la beva, il pompelmo e la pera emergono distinti, in bocca rimane un lieve sentore di miele e una piacevole nota di vaniglia, finale carico di sensazioni mediterranee

Il 2009 - 8 anni per un vino che ancora regala emozioni, il naso è quasi balsamico, frutti maturi e poi note petrolate, in bocca esplode la godibilità, è ricco di corpo, fresco ed elegante il finale è lungo con leggere note saline che lo impreziosiscono

Il 2008 - L’importanza di un vino ci viene data anche dal colore e questo Fiano è giallo dorato, con un naso pulito, complesso che ricorda idrocarburi, bucce di pompelmo lasciate nell’alcol, fieno. In bocca si esaltano le sensazioni nasali, spicca ancora la freschezza, la sapidità sulle labbra volge quasi al salino e ne impreziosisce il sorso con un finale lungo.


Il 2007 - E’ con rispetto che mi avvicino a questo vino, nel momento in cui stappo la bottiglia trovo il tappo in perfette condizioni, subito ci assale al naso il senso di pulizia e finezza, poi il colore giallo oro intenso, di nuovo al naso un leggero vanigliato poi agrumi e datteri, rimango piacevolmente sorpreso dai sentori intensi di miele poi albicocca. 



E’ il momento di berlo ed è allora che esplode in bocca, grande palato che riporta le note trovate al naso, anche un delicato rabarbaro, la vaniglia rilasciata da un legno di leggera tostatura. Il corpo è suadente e manda vampate africane grazie ai suoi 13 gradi,  nel finale lungo, una sensazione di caramello che si confonde con le mandorle. Lo definirei un vino Vulvanico, che da un senso di terroir ancora più intimo







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