i Vini Bianchi longevi e buoni



Siamo alle solite, quando si parla di vini bianchi c’è sempre qualcuno che se ne esce con la storia che il bianco va bevuto giovane, meglio dell’ultima vendemmia, e poi fa venire il mal di testa; stereotipi vecchi, baggianate senza senso.
Ho sempre avuto preferenze per i vini bianchi, che siano fermi o bollicine, ogni volta che provavo a raccontare di come mi avesse entusiasmato quel bianco con qualche anno in più di affinamento mi sentivo dire che probabilmente aveva cominciato la sua lenta caduta. Bene non è così, e lo farò presentandovi i miei sorseggi, sicuramente non tutti ma i più avvincenti, parleremo di diverse tipologie di vino, dagli Alto Atesini ai Reasling della Val Venosta, con un’escursione nelle terre dei Colli Euganei sino ai bianchi Siciliani passando dalla vulcanica Campania 

Una compilation di degustazioni per presentarvi il meglio dei vini bianchi di annate da sogno Siamo in Alto Adige i vigneti sono di Terlano quasi a 900 metri di quota, terreni vulcanici detti “porfidi quarziferi” che mettono in risalto il colore rosso della terra, in questo contesto troviamo vini longevi con note quasi salate, grandi escursioni termiche regalano un grado zuccherino importante e una grande freschezza. E proprio in occasione di una verticale di Pinot Bianco della Cantina di Terlano abbiamo avuto l’occasione di assaggiare bianchi longevi dal 1956



Iniziando con il 2011 pulito, minerale, grande freschezza, elegante al naso e in bocca con un bel finale 

Il 2010 elegante, fine, profumi di miele d’acacia, annata tipica per un vino longevo

E poi giù fino al 2005 vino evoluto, profumi di sambuca finale importante, per arrivare al 2002 una grande annata in Alto Adige mentre in tutto il resto d’Italia non c’è stata una buona vendemmia, troviamo una grande maturità nel vino, sensazioni saline e vino di grande struttura.

Cambiando secolo già nel 1997 incontriamo il Pinot Bianco con profumi che ricordano la polvere da sparo, quasi fosse un riesling, bella struttura con finale importante poi il 1987 naso e bocca importante, frutta gialla matura e poi menta, salvia, gradevole sensazione salina e minerale. 

Entriamo nell’olimpo con il 1979 il vino è rimasto per 10 anni sulle fecce fini, è fresco, profumi agrumati, finale e annata importante

Siamo al 1966 annata storica, alcol evoluto profumi ancora importanti, si distingue per l’acidità che regala freschezza e ricorda lo stile di vecchi champagne

Ma il pezzo forte arriva con il 1956, annata complessa al naso ancora agrumi e acacia, poi cremoso e sapido, quasi salato, gran finale di frutta candita. 

Caspita, i vini bianchi sono proprio longevi !

Ci spostiamo di qualche km siamo sempre in Alto Adige dove rimane simile la composizione geologica del territorio, ancora roccia vulcanica oltre alla marna sabbiosa, ma cambia il vitigno questo è un Riesling che viene coltivato su terreni scoscesi approfittando di un clima ideale per la maturazione fenolica, ha una grande resistenza al freddo dove le temperature possono arrivare ai -20. 

Una verticale che ha visto annate di Riesling dal 2012 al 2004

Il 2012 di Marinushof – Castelbello – Ciardes, piacevoli note mielate e sentori tropicali, bella freschezza che tiene alta la struttura

Il 2011 di Befehlhof – Vezzano, intensi i profumi, vino complesso note minerali, finale lungo

Il 2010 di Rebhof – Castelbello – Ciardes, bel naso che ricorda la frutta matura, pulito in bocca, piacevolmente sapido

Il 2005 di Weingut & Hofbrennerei Unterortl – Juval, questo è il Riesling che cerchiamo, note petrolate, alta mineralità, straordinario finale

Il 2004 di Weingut Falkenstain – Naturno, legno grande per 10 mesi regala note di miele, ancora le nuance di canditi, e ancora la mineralità, in bocca è morbido, finale lungo.

Mica abbiamo finito, scendiamo e troviamo ancora terreni vulcanici; siamo nei Colli Euganei ospiti del Consorzio per la manifestazione "Vulcanei" che presenta una verticale di diverse tipologie di vino, 

Come un Tokai 2008 profumi ancora presenti di tiglio e pesca, vino che lentamente si apre e torna a farsi apprezzare con una gradevole acidità che lo sorregge, aiutato da un legno non intrigante.

Poi un Moscato Giallo 2007 al naso le nuance di quella aromaticità tipica del vitigno, intenso, fresco e leggermente sapido, addirittura la possibilità di rimanere in cantina ancora qualche anno

Vini bianchi sul palcoscenico di un teatro affollato, ma adesso arriva il pezzo forte, sul palco c’è il Fiano di Avellino di Terredora, siamo in Irpinia, terreni argillosi di origine vulcanica, clima mediterraneo e grandi escursioni termiche e Lapio è la collina che interessa la produzione di Fiano Campore l’autoctono di questa regione.

Verticale con annate dal 2013 – 2011- 2010 – 2009 – 2008 – 2007

Il 2013, subito un bel naso di frutta matura poi mineralità e freschezza, aromi vegetali e salvia, sapido quasi salino, elegante con un finale lungo. Un vino importante.

Il 2011, naso evoluto, bouquet intenso, acacia fieno, note agrumate e di vaniglia, in bocca è morbido, fresco e di grande struttura.

Il 2010, Al naso i frutti maturi arricchiscono la beva, il pompelmo e la pera emergono distinti, in bocca rimane un lieve sentore di miele e una piacevole nota di vaniglia, finale carico di sensazioni mediterranee

Il 2009, 8 anni per un vino che ancora regala emozioni, il naso è quasi balsamico, frutti maturi e poi note petrolate, in bocca esplode la godibilità, è ricco di corpo, fresco ed elegante il finale è lungo con leggere note saline che lo impreziosiscono

Il 2008, l’importanza di un vino ci viene data anche dal colore e questo Fiano è giallo dorato, con un naso pulito, complesso che ricorda idrocarburi, bucce di pompelmo lasciate nell’alcol, fieno. In bocca si esaltano le sensazioni nasali, abbastanza alta l’acidità, la sapidità sulle labbra volge quasi al salino e ne impreziosisce il sorso con un finale lungo.

Il 2007, E’ con rispetto che mi avvicino a questo vino, nel momento in cui stappo la bottiglia trovo il tappo in perfette condizioni, subito ci assale al naso il senso di pulizia e finezza, poi il colore giallo oro intenso, di nuovo al naso un leggero vanigliato poi agrumi e datteri, rimango piacevolmente sorpreso dai sentori intensi di miele poi albicocca. E’ il momento di berlo ed è allora che esplode in bocca, grande palato che riporta le note trovate al naso, anche un delicato rabarbaro, la vaniglia rilasciata da un legno di leggera tostatura. Il corpo è suadente e manda vampate africane legare ai 13 gradi di alcol, nel finale lungo una sensazione di caramello che si confonde con le mandorle. Lo definirei un vino Vulvanico, che da un senso di terroir ancora più intimo.

Per finire scendo in Sicilia, una bella realtà di vini, soprattutto i bianchi, e con Carmelo Bonetta del Baglio del Cristo di Campobello a Campobello di Licata, sono in una verticale da pelle d’oca, ricordo ancora il Grillo Lalùci 2009 intenso, minerale, agrumato, dentro al vino c’è la vita, le parole a volte sono superflue devi solo chiudere gli occhi e lasciarti trasportare dalle sensazioni e dai profumi di un vino che è lo specchio dell’anima di Carmelo

Dimenticavo, i Vini Bianchi sono importanti e spesso, se tenuti con garbo sono longevi !

Renato Rovetta