_____________________________________________________________



IL CHIARETTO CHE VERRÀ, 
LA PRE-ANTEPRIMA DELL’ANNATA 2018 
LUNEDÌ 10 DICEMBRE A BARDOLINO




Scopriremo un’insolita versione del Chiaretto di Bardolino. Lunedì 10 dicembre 2018 dalle 14.30 alle 19.30 il ristorante La Loggia Rambaldi di Bardolino ospiterà la prima edizione de Il Chiaretto che verrà, degustazione organizzata dal Consorzio Tutela del Chiaretto e del Bardolino per presentare il Rosé in vasca, prima dell’imbottigliamento.

“Da alcuni anni – ci dice Franco Cristoforetti, Presidente del Consorzio Tutela del Chiaretto e del Bardolino – siamo impegnati nel comunicare la longevità del Chiaretto di Bardolino attraverso degustazioni verticali che ne hanno dimostrato l’eccellente tenuta nel tempo. Crediamo tuttavia che vi sia un altro aspetto di grande fascino, ed è lo stato evolutivo del Chiaretto nei primi mesi dopo la fermentazione, quando il vino è ancora torbido e le note primarie di pompelmo rosa e albicocca sono molto intense. L’annata 2018 si preannuncia molto buona: abbiamo avuto una vendemmia equilibrata, capace di darci una gamma di profumi particolarmente intensa”.

La prima edizione dell’evento Il Chiaretto che verrà vedrà la partecipazione di circa quaranta cantine consortili e sarà l’occasione per verificare insieme ai produttori se l’annata ha rispettato le aspettative, oltre che una giornata in cui pubblico e operatori potranno conoscere una versione inedita del Chiaretto di Bardolino, che finora solo pochi fortunati hanno avuto l’occasione di degustare. Insieme con il nuovo Chiaretto del 2018 le aziende porteranno in degustazione anche il Chiaretto del 2017.

Il banco d’assaggio si inserisce in un fine settimana di celebrazioni per il Consorzio, che da sabato 8 a lunedì 10 dicembre festeggia il cinquantesimo anniversario della fondazione e che domenica 9 dicembre alle 17.30 inaugura a Bardolino la nuova sede di Villa Carrara Bottagisio.

Durante tutto il pomeriggio di lunedì 10 dicembre il ristorante La Loggia Rambaldi si trasformerà in un banco d’assaggio con degustazioni libere dei rosati del Consorzio e specialità gastronomiche gardesane. Il costo del calice per le degustazioni è di € 10 per l’intero e di € 5 per il ridotto, riservato ai soci delle associazioni di settore con tessera valida (Slow Food, Ais, Onav, Fisar, Fis, Scuola europea Sommelier).

L’ingresso è libero per i residenti nel Comune di Bardolino e per operatori di settore quali ristoranti, enoteche, distribuzioni, gastronomie e hotel.

____________________________________________________________________________




Baglio del Cristo di Campobello con Carmelo Bonetta


Saranno i 40 gradi che al nord straniscono, sarà questo grillo che sto degustando, sta di fatto che mentre scrivo ho idea di essere in Sicilia. 

Mi viene facile ripensare a qualche settimana fa, quando con Luigi Salvo siamo stati a trovare Carmelo Bonetta a Baglio del Cristo di Campobello, e come mi suggerisce Angelo Bonetta, a Campobello di Licata che non è Licata.


Sorrido ripensando a quel viaggio tra Agrigento e la Valle dei Templi, fino ad arrivare da uno straordinario viticoltore e negli anni diventato un caro amico. 

Carmelo è così, espressione della sua terra, delle sue viti delle sue vendemmie, del territorio.

Una bella realtà di vini, soprattutto per i bianchi, in una verticale da pelle d’oca, ricordo ancora il Grillo Lalùci 2006 intenso, minerale, agrumato, dentro al vino c’è la vita, le parole a volte sono superflue devi solo chiudere gli occhi e lasciarti trasportare dalle sensazioni e dai profumi di un vino che è lo specchio dell’anima di Carmelo

Mentre scrivo ho bisogno di un sorso di questo Grillo in purezza che mi appassiona. Un sorso che facilita anche lo scritto nei ricordi e nelle sensazioni, come durante la degustazione in cantina quando abbiamo assaggiato tutti i bianchi e tutte le tipologie di rosso, ogni anno con l'affinamento migliorati nel bouquet con profumi e note più intensi.

Carmelo non è solo il vignaiolo che quando arrivi in cantina ti presenta la sua gamma di vini, Carmelo vuole che tu sia parte dell'azienda, che tu possa respirare i profumi dell'uva tra i filari, dove tocchi con mano la terra nera, vulcanica, che subito dopo diventa calcarea quasi quarzata per la durezza siccitosa. E poi il profumo dei mosti e dei vini; solo così potrai capire cosa vuole dal Grillo, dal Nero d'Avola Lu Patri, dal Syrah Lusirà, dal Laudàri, l'Adènzia, il CDC cioè il Cristo di Campobello Rosso un blend di Nero d'Avola, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah ma anche il CDC bianco con uve di razza come il Grillo, l'Insolia, Chardonnay e Catarratto e ancora con il CDC Rosato da uve di Nero d'Avola. Pensate soltanto alle etichette, alla cura nella scelta e il significato del velo Siciliano come creazione e segreto. Bellissimo !

L'immagine che più ho a cuore è quella di Domenico il fratello di Carmelo che qualche tempo fa purtroppo se n’è andato, è ritratto sui muri della sala di degustazione, in Cantina, e Carmelo continua a trasmettere il suo pensiero, il pensiero di una Famiglia vera, che lavora in vigna e in Cantina con determinazione per regalarci ad ogni sorso una piccola emozione



E’sempre difficile coinvolgervi in sensazioni provate e vissute, soprattutto durante la visita in una Cantina che trasmette entusiasmi e passioni come al Baglio del Cristo di Campobello, e pubblicate sulle pagine di una rivista, perchè la Sicilia è poesia nei paesaggi, nel mare, tra la gente, in mezzo alle vigne e nel vino.








____________________________________________________________________________







Il Fiano di Avellino CampoRe di Terredora - Una verticale da brivido 

Ho sempre avuto preferenze per i vini bianchi, siano fermi o bollicine, ed ogni volta che provavo a raccontare di come mi avesse entusiasmato quel bianco con qualche anno in più di affinamento mi sentivo dire che “ quelli sono i sentori di una lenta caduta”. 
Vi presenterò i miei sorseggi, sicuramente non tutti ma i più avvincenti. Nell'occasione in cui Paolo Mastroberardino ha presentato le eccellenze di Terredora, ha voluto sottolineare soprattutto il legame con il territorio - quello che i francesi chiamano terroir - addirittura per Paolo ha un valore più complesso, dove interagisce la filosofia del vignaiolo. 
Grandi vini bianchi d'Irpinia ed il Fiano di Avellino CampoRe, con terreni argillosi di origine vulcanica, clima mediterraneo e grandi escursioni termiche, questa è la collina di Lapio dove viene coltivato il vino bianco autoctono  di questa regione.

Ecco la annate di questa splendida verticale 2013 – 2011- 2010 – 2009 – 2008 – 2007

Il 2013 - Subito un bel naso di frutta matura poi mineralità e freschezza, aromi vegetali e salvia, sapido quasi salino, elegante con un finale lungo. Un vino importante.

Il 2011 - Naso evoluto, bouquet intenso, acacia fieno, note agrumate e di vaniglia, in bocca è morbido, fresco e di grande struttura.

Il 2010 - Al naso i frutti maturi arricchiscono la beva, il pompelmo e la pera emergono distinti, in bocca rimane un lieve sentore di miele e una piacevole nota di vaniglia, finale carico di sensazioni mediterranee

Il 2009 - 8 anni per un vino che ancora regala emozioni, il naso è quasi balsamico, frutti maturi e poi note petrolate, in bocca esplode la godibilità, è ricco di corpo, fresco ed elegante il finale è lungo con leggere note saline che lo impreziosiscono

Il 2008 - L’importanza di un vino ci viene data anche dal colore e questo Fiano è giallo dorato, con un naso pulito, complesso che ricorda idrocarburi, bucce di pompelmo lasciate nell’alcol, fieno. In bocca si esaltano le sensazioni nasali, spicca ancora la freschezza, la sapidità sulle labbra volge quasi al salino e ne impreziosisce il sorso con un finale lungo.


Il 2007 - E’ con rispetto che mi avvicino a questo vino, nel momento in cui stappo la bottiglia trovo il tappo in perfette condizioni, subito ci assale al naso il senso di pulizia e finezza, poi il colore giallo oro intenso, di nuovo al naso un leggero vanigliato poi agrumi e datteri, rimango piacevolmente sorpreso dai sentori intensi di miele poi albicocca. 



E’ il momento di berlo ed è allora che esplode in bocca, grande palato che riporta le note trovate al naso, anche un delicato rabarbaro, la vaniglia rilasciata da un legno di leggera tostatura. Il corpo è suadente e manda vampate africane grazie ai suoi 13 gradi,  nel finale lungo, una sensazione di caramello che si confonde con le mandorle. Lo definirei un vino Vulvanico, che da un senso di terroir ancora più intimo







www.terredora.com

______________________________________________________




Ristoratori e tappo a vite, Il Diavolo e l'Acqua Santa


di Renato Rovetta

Perchè al ristorante non ci propongono vini con il tappo a vite? Semplice perchè al ristoratore non piacciono, perchè non lo ritengono poetico, probabilmente ritengono più poetico l'odore del tappo di sughero nel vino. 

Mi è capitato durante l'estate, per lavoro ma anche per piacere, di frequentare diversi  ristoranti e in alcuni di essi l'amara sorpresa del vino che sapeva di tappo, non appena chiedevo come mai non avessero una linea di vini con il tappo a vite, il famoso Stelvin, mi sentivo dire che ero uno sprovveduto, che non sapevo le differenze, molti si sono spinti a consigliarmi un corso per sommelier.

Credo invece che molti ristoratori siano rimasti legati ad un vecchio ricordo del tappo di sughero, e ancora più vecchi - mentalmente - perchè non si sanno adeguare alle esigenze di produttori e clienti; ma nemmeno vogliono tener a mente che basta fare un salto in Austria, in Germania, in Svizzera e pian piano anche la Francia con i suoi Reasling troveranno vini importanti con un bel tappo a vite.

Torniamo al ristoratore, è' lui che rabbrividisce se il produttore glielo propone, è lui che detta legge. Mi spiego: un produttore che fa poche bottiglie, ha la piacevolezza di venderle senza avere resi, ma quando una partita di tappi di sughero è contaminata, le bottiglie che sanno di tappo ritornano in cantina e il danno per un piccolo produttore può essere pesante ma con il tappo a vite questo problema non esiste più. 

Qualche anno fa - per uno studio - si è usato lo Stelvin sul "Clare Valley Semillon 1999", per un test durato ben dieci anni, e condotto dall' Australian Wine Research Institute bene, all'apertura delle bottiglie i numerosi degustatori internazionali hanno trovato un vino evoluto, importante senza nessuna ossidazione. 

Il tappo a vite diventerà sempre di più una garanzia per consumatori e produttori, ma questo quand'è che lo impareranno i ristoratori?



Questa è l'evoluzione del colore nei dieci anni di affinamento con il tappo a vite

________________________________________________________________










Ogni anno ci chiediamo quale sarà la filosofia del MWF, quest’anno abbiamo trovato enorme interesse nel mondo Bio e questa era la parola d’ordine

Più di 10 mila presenze tra visitatori, produttori e giornalisti al Merano WF 2017 non solo vetrina Internazionale di vini nel mondo nella città altoatesina, ma anche una grande selezione di vini e Aziende che saranno presentate nel corso dell’anno in diverse città italiane da Siena a Milano poi Catania ma anche Vienna con il tour europeo.

Il Merano WF si apre con un grande Convegno Naturae&Purae, il convegno ideato da Helmuth Köcher e Angelo Carrillo che ha ospitato esperti e interpreti del mondo del vino. La sperimentazione e la ricerca sono stati i punti essenziali dell’intervento di Attilio Scienza che insieme a Luca D’Attoma hanno sottolineato l’importanza della crescita della vendite dei vini Bio anche in funzione di un futuro della viticoltura che sarà sempre più rivolto all’informazione dei consumatori. Quest’anno – come già presentato nelle nostre anteprime dedicate al Merano WF – erano 104 le Cantine dedicate alla sezione Bio e Biodinamica

Il Mondo dei vini concentrato in una settimana carica di emozioni e - come si diceva - di Masterclass. Entusiasmante quella riservata ai vini campani, una dedicata alla Falanghina del Sannio con le annate storiche e l’altra con il Taurasi di Quintodecimo tenuta dal professore Luigi Moio

Oltre poi alla selezione dell’Union des Grands Crus de Bordeaux, poi champagne, i Focus sulle grandi annate dei vini di Valtellina con Mauro Giacomo Bertolli e Casimiro Maule e la verticale straordinaria di 8 annate dell’ Azienda Nino Negri, una Masterclass sullo Sfursat 5 Stelle “5 stelle Sfurzat di Valtellina DOCG” 2013-2011-2009-2007-2005-2003-1999-1997

L’Europa nel bicchiere con i vini degustati che arrivano da Francia, Germania, Austria, Spagna, Romania, Slovenia, Svizzera ma anche il Sud America con l’ Argentina

E’ stata una grande caccia alle eccellenze quella di Helmuth Köcher “The Wine Hunter “, non solo per i vini ma anche per la gastronomia, tra i migliori vini dell’evento The WineHunter Award Platinum il Trentino Ferrari F.lli Lunelli 
2011 Perle Rose Riserva Spumante Metodo Classico, per la Lombardia il Franciacorta 2012 Cabochon Brut DOCG Monte Rossa e lo Sfursat 5 Stelle DOCG 2011 Nino Negri e poi ancora Masciarelli, Quintodecimo, Gianfranco Fino, davvero una grande selezione.

Come vi dicevo tutto inizia al Merano WF ma continua nei mesi successivi. Sarà la volta di Milano dal 3 al 5 Marzo ad ospitare The Wine Hunter all’interno di Identità Golose, un’area dedicata a 80 aziende vitivinicole e distillerie che proporrà un percorso di degustazione dei prodotti premiati The WineHunter.

Come avete visto il Merano Wine Festival non termina quando chiude la manifestazione ma continua tutto l’anno e come dice Helmuth:

La visione assoluta per il futuro é quella di credere sempre di più nel potenziale del proprio territorio e puntare sulla qualità, nel rispetto della natura » 

Appuntamento quindi a Milano all’interno di Identità Golose per le degustazioni con The Wine Hunter, il prossimo 3 - 4 e 5 Marzo



________________________________________


Un fine settimana tra vigneti degustazioni ma soprattutto tra amici

E finalmente un paio di giorni nel territorio trentino, le visite in cantina e le consuete degustazioni, saremo nell’Azienda Vallarom con Barbara Mottini e Filippo Scienza davvero una bella coppia; col tempo ho imparato a conoscere i loro vini e la passione che ci mettono per realizzarli. Filippo in vigna e Barbara che, da quando sono terminati i lavori per agriturismo, se ne occupa costantemente tutti i giorni. E’ lei che segue la cucina, che sceglie le farine per il pane, la pasta, il ripieno dei ravioli e tutti gli ingredienti per le salse, i sughi; insomma da buona padrona di casa ti prende per mano e ti porta in un mondo di coccole, sì perché finito di apprezzare la cucina, ti ritrovi in un agriturismo dove le camere spaziose sono arredate con gusto, letti comodi, e bagni in grande stile


Mentre dall’altra parte del Maso, Filippo si occupa della vigna, dei grappoli, di una piccola stazione meteo in grado di rilevare con esattezza l’umidità dell’aria, la temperatura, la pressione atmosferica se pioverà e quando farà vento, tutto per sapere in anticipo come curare al meglio la vite e i suoi grappoli.



Da mattina a sera in vigna poi in cantina dove un paio di ragazzi – futuri enologi ma ancora in stage – gli danno una mano nelle vinificazioni, le chiarifiche, l’imbottigliamento e l’etichettatura. Filippo ha studiato all’Istituto S. Michele all’Adige e dopo aver visitato diverse realtà vitivinicole Europee e Internazionali si è reso conto che bisognava tornare ad una viticoltura lontana dai pesticidi e dalla chimica per poter realizzare un vino che fosse più vicino al territorio. Seguendo questa filosofia secondo noi non solo c’è riuscito, ma ha ottenuto il rispetto dei produttori che come lui condividono questi equilibri.



E la sera, tutti insieme si cena in agriturismo, un grande salone ti avvolge di famiglia e amicizia, raccontando di com’è andata la giornata, gli ospiti si sentono coinvolti e a loro volta si raccontano e ne escono diari che ricordi piacevolmente. Filippo poi ci presenta i suoi vini e la sua filosofia nel pensarli, nel realizzarli, e ci ricorda di quando ha sottoscritto un "Memorandum d'intesa" dell'unione produttori del Trentino - l'unico esempio in Italia - che limita, anche nella viticoltura tradizionale, molti prodotti altamente tossici. Da filosofia a stile di vita.


Tornando ai vini nell’occasione abbiamo assaggiato

Il Vò Metodo Classico, Chardonnay 100% sui lieviti per 28 mesi, e alla francese potrmmo dire “Sans Dosage”. Gran bel corpo, in bocca pasticceria e crosta di pane, bolla elegante e fine.

Il Vò Rosè Metodo Classico, 100% Pinot Nero vinificato in rosa “de saignée”, questa vinificazione richiede solitamente un’eccellente maturità delle uve, 28 mesi sui lieviti e dosaggio zero. Al naso profumi di sottobosco soprattutto mora e fragolina, in bocca la bolla è fine, e rimane una leggera tannicità.



il Vadum Caesaris, un uvaggio da Pinot Bianco, Chardonnay, Sauvignon e Riesling Renano, gran bel naso tropicale e bocca suadente, croccantezza nel gusto, finale lungo piacevole.

E per finire il Pinot Nero fermentazione sulle bucce per due settimane poi barrique per un anno e mezzo e affinamento in bottiglia per altri due anni. Naso pulito, piacevoli i sentori di fragola e mirtilli ma sovrasta sicuramente l’amarena. In bocca una leggera speziatura di pepe nero con finale lungo.















______________________________________________________________________________


PROPOSTA VINI: 
AL MONTRESOR HOTEL DI BUSSOLENGO VA IN SCENA LA PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL CATALOGO 2018

Ritorna domenica 21 e lunedì 22 gennaio 2018 al Montresor Hotel Tower di Bussolengo l’atteso momento d’incontro tra Agenti, Produttori e Clienti per la presentazione del Catalogo 2018 di Proposta Vini. Sarà l’occasione per scoprire, attraverso la degustazione e i focus dedicati, i prodotti delle 135 aziende presenti in rappresentanza di 19 regioni italiane. Tredici le new entry, provenienti per la maggior parte da Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Basilicata, Emilia Romagna e Sicilia. Ma tra le novità c’è anche una nutrita delegazione di produttori esteri, cappeggiata dalla Francia e seguita da Austria, Bulgaria, Georgia, Germania, Grecia, Perù Polonia e Portogallo, a testimonianza di un interesse crescente nei confronti dell’attività di Proposta, che in questa occasione ha scelto di mettere in vetrina i Grand Crus e una selezione di Borgogna e Rodano.

La presentazione del Catalogo offre uno spaccato significativo delle 250 realtà vitivinicole selezionate dalla ricerca di Proposta Vini, che della valorizzazione della biodiversità, della tradizione e della storia della viticoltura italiana ha fatto il proprio tratto distintivo. Al centro del progetto trentennale c’è infatti il preciso intento di scovare ciò che rende un vino unico e diverso da tutti gli altri. Una singolarità che affonda le sue radici nei territori d’origine e nel recupero di vitigni storici, di cui – attraverso progetti specifici - viene incoraggiata la rimessa a coltura laddove essi sono stati dimenticati, messi da parte o scomparsi. Proposta Vini – come sottolinea il fondatore Gianpaolo Girardi – è al servizio soprattutto dei piccoli produttori, per conto dei quali cura la commercializzazione e la distribuzione dei prodotti, permettendo loro in questo modo di dedicarsi esclusivamente al lavoro in campagna e in cantina.

“Il nostro obbiettivo – spiega Girardi – è contribuire a dare visibilità alle realtà vitivinicole storiche e agli uomini che le rappresentano, portando con sé la consapevolezza del valore del patrimonio enologico italiano, promuovendo le zone vinicole di antica tradizione, i paesaggi che anche visivamente le rappresentano e i vitigni storici. Ecco perché amiamo affiancare concretamente chi intraprende nella propria azienda coraggiosi percorsi sperimentali o personali che vanno in questa direzione. Proposta Vini è una realtà commerciale con una missione culturale – aggiunge – e per questo auspichiamo che tutti gli attori della filiera siano sempre più consapevoli dell’importanza di far conoscere, attraverso il proprio lavoro, i vini e i loro luoghi di provenienza, protagonisti a pieno titolo di quello che – enologicamente parlando – si può definire il nuovo Rinascimento italiano.”

I NUMERI:

- 250 le cantine italiane rappresentate da Proposta Vini, facenti capo a tutte le 21 regioni

- un centinaio le aziende estere, la maggior parte europee (46 in Francia, 16 in Spagna, 11 in Slovenia) ma anche in Australia, Libano e Cile. Sette i distributori esteri: in Francia, Belgio, Austria e Svizzera

- non solo vino: nel catalogo figurano anche 10 birrifici, 7 oleifici e due realtà che producono sidro

- 90 gli agenti diretti con copertura su tutte le province d’italia - 25 i dipendenti